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Messaggio  Mary Ven Ago 22, 2008 3:56 pm

DALL'IO AGLI ALTRI

Il bisogno degli altri

Non facciamoci illusioni: gli altri ci sono necessari.
Non possiamo vivere senza di loro.
Non possiamo crescere senza di loro.
Anche chi nega, chi rifiuta gli altri, non può farne a meno. Sebbene ciascuno sia solo nella propria unicità e irrepetibilità, gli altri sono indispensabili per crescere, per confrontarsi, per condividere.
Forse per questo, non raramente, dietro alla parola "amore" si nascondono l'interesse, il calcolo, la nevrosi, la violenza, la perversione. Molti, in realtà, intendono l'amore per usare l'altro a proprio piacimento, per il proprio interesse, per soddisfare i propri fantasmi, le proprie nevrosi.
Per realizzare i propri sogni.
Se ci guardiamo intorno, ci accorgiamo che l'amore copre semprepiù spesso situazioni di violenza.
Comunque sia, senza arrivare a questi estremi, il rapporto con l'altro purtroppo non è quasi mai libero, autentico, disinteressato.
Di cuore.
Perchè si sono avute poche carezze di cuore.

Come viviamo gli altri.

Sono sempre più convinto che noi viviamo gli altri attraverso l'immagine che di essi ci costruiamo. Difficilmente andiamo in profondità, dentro l'altro, dentro la vita. Il rapporto stesso che instauriamo si basa più sull'immaginazione, sull'apparenza dell'altro, che non sulla sua sostanza, sulla sua autentica essenza.
La spiegazione di tutto ciò sta nei primi rapporti avuti con la figura materna.
Si pensa che il bambino strutturi la percezione degli altri a seconda della presenza amorevole della madre (madre buona) o della sua assenza o presenza non amorevole (madre cattiva).
Come ho scritto in "gelosi si nasce o si diventa?", noi nasciamo in un ambiente ideale, paradisiaco, dove ci muoviamo liberi, accarezzati continuamente dal tepore di un liquido a temperatura costante, dove non sentiamo sforzo, fatica, dove siamo protetti e stretti dall'abbraccio senza interruzioni, pieno e forte dell'utero, dove avvertiamo i suoni del corpo materno, del suo cuore, della sua voce e possediamo già l'energia, la vitalità per affrontare le avversitù dell'intera nostra esistenza.
Poi la nascita ci strappa da questa unione fisica e psichica totale, continua, costante.
Intima. Gratuita. Vitale.
E proviamo, per la prima volta, il terrore della solitudine.
la paura della morte (visto che i piccoli umani non possono sopravvivere senza la presenza dell'adulto, senza le sue cure, le sue carezze).
Così tutti noi, durante il resto della vita, cerchiamo di rivivere, di ricreare lo stato d'intimità ideae già vissuto a livello uterino attraverso le carezze, gli abbracci, la profonda intimità con la persona amata.

Due tipi di carezze

La carezza di cuore vuol dire: ti voglio bene al di là di quello che fai.
La carezza di testa, invece significa: ti voglio bene se fai ciò che ti dico, se mi obbedisci.
Le carezze di cuore riempiono di felicità. di energia vitale, di ottimismo, eliminano immediatamente la tristezza, il senso di inutilità, il complesso di inferiorità.
Ci ricordano il paradiso da dove siamo venuti.
Ci fanno vivere.
Sono carezze rivoluzionarie.
Di cambiamento.
La carezza di testa ci aiutano a sopravvivere. Ci adattano al sociale, ma privano di energia vitale, di ottimismo di allegria.
Sono carezze di approvazione.
Di consenso.
Di controllo.
Tutti, nel loro intimo, desiderano le carezze di cuore. Coloro che si accontentano di quelle di testa si sono rassegnati alla scnfitta. Hanno abdicato alla propria dignità di esseri unici e irripetibili.
Non credono alla vita.
Sono psicologicamente gà morti.

Possiamo amare di più.
Come dicevo all'inizio, noi occidentali oltre a non saper ridere più, non sappiamo più entrare in rapporto profondo con il nostro corpo, con il nostro vissuto, i nostri sentimenti, le nostre emozioni, la nostra anima, nè con quelli di chi ci sta intorno, di chi incontriamo, di chi amiamo.
Perchè abbiamo paura.
Di essere feriti.
Di sentirci rifiutati.
Di essere fraintesi.
Ci accontentiamo allora di vivere nel nostro egoismo, nel nostro egotismo, nel nostro narcisismo.
Non ci apriamo veramente agli altri.
Non esprimiamo il nostro vero Io.
Così facendo, non sviluppiamo pienamente tutte le nostre potenzialità personali.
La nostra originalità.
La nostra creatività.
Siamo abituati a dare e ricevere solo carezze di testa.
Ma soltanto le carezze di cuore danno la vita!
Ci fanno uscire dall'infelicità!
Per carezze di cuore, ovviamente non intendo soltanto le carezze fatte con le mani, ma anche quelle fatte con lo sguardo, con la voce, con le risate, con gli abbracci, strette di mano, regali, telefonate, lettere, fiori...Con tutti i nostri atteggiamenti e comportamenti.
Dobbiamo tornare ad essere autentici, spontanei, allegri, come quando eravamo bambini sereni, coccolati di cuore

(Valerio Albisetti, "Voglia di coccole")

Continua......ora devo andare spero di postare al più presto la seconda parte del libro...
Un abbraccio e...a questo punto...di cuore!!! Very Happy
Mary
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